Il Cavolfiore

L’ortaggio delle meraviglie

Il cavolfiore è un ortaggio che non passa inosservato, non solo per la sua forma a mazzo di fiore, ma anche per l’odore che sprigiona al momento della cottura.

Il cavolfiore (Brassica oleracea) è un ortaggio che non passa inosservato, non solo per la sua forma a mazzo di fiore, ma anche per l’odore che sprigiona al momento della cottura. Appartiene alla famiglia delle Brassicacee, meglio note con il termine di Crucifere, che comprende anche la rucola e il ravanello.

È tra gli ortaggi più coltivati nel nostro Paese, soprattutto nelle regioni centro-meridionali. Le varietà più comuni in Italia sono: cavolfiore bianco, rosso e verde, cavolo cappuccio, broccolo romano o romanesco, cavolo verza, broccolo, cavolo nero, cavolo rosso, cavolo cinese, broccolo fiolaro, cavolo rapa e cime di rapa.

 

Storia del cavolfiore

La maggior parte dei cavoli che conosciamo oggi discendono da antenati molto antichi, che crescevano spontaneamente un po’ ovunque nelle zone costiere dell’Europa e del nord. I cavolfiori e i broccoli, invece, sono originari del bacino del Mediterraneo ed erano già noti presso Latini e Greci. Il cavolfiore era considerato addirittura afrodisiaco… il medico Crisippo, nel IV secolo a.C., scrisse addirittura un’opera decantandone le sue proprietà taumaturgiche.

Durante il Medioevo, il cavolo, facile da coltivare e produttivo, fu la base dell’alimentazione in tutta Europa. Con il passare del tempo divenne l’emblema della cultura contadina e da alimento sostanziale si trasformò in cibo popolare, poco elegante e dall’odore sgradevole. I cavoli emanano cattivo odore durante la cottura perché sono ricchi di composti di zolfo, che si liberano con il calore. 

Il cavolo fu riabilitato durante l’epoca dei viaggi navali su lunghe distanze, con la scoperta dell’America. Si scoprì, infatti, che essendo molto ricchi di vitamina C aiutavano a contrastare lo scorbuto.

In Italia il cavolfiore è coltivato soprattutto nelle regioni del Centro-Sud: Toscana, Lazio, Marche, Campania, Puglia e Sicilia. Il suo nome deriverebbe dal latino “caulis” (“fusto”) e “floris” (“fiore”).

 

Il cavolfiore in Cucina

Il cavolfiore può essere consumato sia crudo che cotto. Quando è fresco si può tagliare finissimo e condire con succo di limone (che, essendo ricco di vitamina C, favorisce anche l’assimilazione del ferro) e un filo di olio a crudo. Si può aggiungere anche alle insalate. In questo modo mantiene intatte le sue proprietà benefiche. In questo modo è anche più digeribile. Sono le lunghe cotture e l’uso di molti intingoli, infatti, a renderlo indigesto.

 

Le virtù del cavolfiore

L’odore poco gradevole del cavolfiore è ampiamente compensato dalle sue proprietà. Prima di tutto è povero di calorie ed è ricchissimo di vitamine, soprattutto A e C, e di Sali minerali, in primis calcio e ferro. Tutte le crucifere inoltre, hanno la fama di essere antitumorali, grazie al sulforafane, un derivato dello zolfo, che sarebbe in grado di ridurre lo sviluppo delle cellule tumorali e di favorirne l’apoptosi, cioè la loro morte.

Il cavolfiore è una buona fonte anche di acidi grassi Omega-3 e Omega-6, gli viene riconosciuta, infatti, un’azione difensiva nei confronti delle patologie neurodegenerative come l’Alzheimer. Rinforza inoltre, il sistema immunitario ed è un buon detossinante epatico. 

 

Valori nutrizionali

100 g di cavolfiore bollito contengono 40 kcal / 167 kj.

100 g di prodotto, contengono:

  • Acqua 84,20g
  • Carboidrati disponibili 4,40g
  • Zuccheri 3,90g
  • Proteine 5,30g
  • Grassi 0,30g
  • Colesterolo 0g
  • Fibra totale 2,40g
  • Vitamina A 60µg
  • Vitamina C 28mg

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