Quello che emerge, infatti, è la necessità dello Stato di dotare i cinque comuni della Daunia, fondati dopo l’espulsione dei Gesuiti dalla Capitanata per volere del marchese Bernardo Tanucci, di abitanti dediti all’agricoltura. Le masserie una volta appartenenti ai Gesuiti quindi, divennero nuovi villaggi con famiglie di agricoltori nullatenenti, provenienti da altri regioni. Famiglie irpine, abruzzesi e lucane ad esempio, s’insediarono nei pressi del fiume Carapelle, da cui prese il nome il centro urbano che andarono a formare.
L’agricoltura
Il Tavoliere di Puglia per secoli fu ritenuto particolarmente adatto al pascolo invernale delle pecore. Dall’Abruzzo, infatti, i pastori vi conducevano i loro animali prendendo in fitto i pascoli. Questa periodica trasmigrazione di ovini, ben nota con il nome di Transumanza, fu istituzionalizzata nel 1447 da re Alfonso I d’Aragona con la creazione della Regia Dogana della mena delle pecore di Puglia. Le zone di Orta Nova e Ordona erano quelle più vaste. Con le leggi del 1806 e 1865 l’istituzione doganale e la transumanza vennero soppresse e con il venir meno della pastorizia aumentò la presenza del vigneto: uva di Troia, Moscato di Pantelleria, Montepulciano e le uve da tavola Regina, Italia e Cardinale, oggi esportate anche all’estero.
Nonostante ciò, l’immagine del Tavoliere di Puglia come “granaio d’Italia” è rimasta pressoché invariata.
Ma a partire dagli anni Cinquanta, le terre coltivate a grano hanno ceduto il passo ai vigneti e alle coltivazioni orticole, soprattutto spinaci, carciofi, broccoli, cavoletti di Bruxelles, sedano, barbabietole da zucchero, finocchi e pomodoro, definito l’oro rosso di Puglia. Ciò ha contribuito a fare della Capitanata la prima provincia d’Italia per la produzione di ortaggi, favorendo così la nascita di aziende di trasformazione e di industrie conserviere.
La Gastronomia
I campi dei Comuni dei cinque Reali Siti producono grano duro e tenero, la base di moltissime ricette tradizionali. Con la farina, infatti, si possono preparare tanti formati di pasta, quali i “troccoli”, le “orecchiette”, gli strascinati, i cavatelli. Altri piatti tipici sono il “pancotto”, pane raffermo, cotto con patate, cime di rapa o rucola e condito con aglio soffritto in olio d’oliva. Fra i secondi “poveri” spiccano senza dubbio i “turcenille”, involtini di budella d’agnello cotti alla brace, mentre tra i piatti più elaborati la “brascioula”, l’involtino di carne al sugo.
Ricette tipiche
Tra le ricette tipiche più conosciute nel resto d’Italia, a parte le orecchiette, ci sono sicuramente gli “scaldatelli”, alias i famosi taralli pugliesi. Si preparano impastando farina, acqua, sale, pepe, semi di finocchio e vino bianco e aromatizzati. A conferirgli quella particolare friabilità è la doppia cottura. Vengono prima fatti bollire, infatti, e poi cotti una seconda volta in forno.